Vi sono delle creature magiche che vivono nell’immaginario del mio popolo, divenute leggenda dagli albori dei tempi. Quando nell’epoca romana, i sardi si imbatterono nelle inspiegabili cavità scavate nella roccia, guidati dall’ignoranza e dalle idee pagane, pensarono si trattasse di vere e proprie case di esseri magici: le janas.

Oggi sappiamo che, le “Domus de Janas”, altro non sono che necropoli prenuragiche neolitiche, risalenti a circa 3500 anni prima di Cristo.

Le piccole aperture scavate nella pietra li convinse che queste creature fossero di piccole dimensioni, alte quanto un palmo, piccole donne bellissime e delicate, tanto da uscire dalle loro case, chiamate domus (da qui le nostre famose “domus de janas”), solo durante la notte per evitare che la loro pelle si bruciasse coi raggi del sole. Dotate di poteri magici e un’intelligenza superiore all’uomo, erano in grado di trasformarsi in animali, prediligendo la volpe, la vipera o gli insetti; potevano trasformare gli oggetti in polvere o pietrificare gli esseri umani. Inoltre si credeva fossero in possesso di inestimabili tesori tra i quali le stoffe che tessevano con i loro piccoli telai d’oro.

La loro comunità era guidata dalla jana piu anziana, chiamata : jana maìsta (jana maestra) che era in grado di osservare il mondo esterno attraverso uno specchio magico.

Vestivano con abiti rosso porpora e scialli ricamati da filamenti d’oro che usavano sui folti capelli setosi, e amavano portare pesanti collane d’oro per adornarsi.

Non dobbiamo dimenticarci però che in Sardegna sono molte le leggende legate all’immaginario stimolato dalle strutture prenuragiche che l’uomo si ritrovò a conoscere, come i nuraghi per esempio, o grotte adorne di graffiti. Ed ecco che in base alle “case” nascevano degli abitanti fantastici.

Le stesse janas, prendono nomi diversi in base alle diverse zone della Sardegna: bajana, aiana. E’ facile notare come essi siano delle derivazioni del nome Diana, divinità romana, e le janas si pensava fossero sacerdotesse e figlie della grande dea. Con l’avvento del cristianesimo però, queste bonarie figure, vennero demonizzate e trasformate in esseri malvagi (ma questa è un’altra storia).

E’ interessante vedere come raramente le janas siano anche di sesso maschile, queste figure sono presenti solo nelle leggende di due paesi: Fonni e Tonara. Viene da pensare a come si riproducessero le altre, dove non vi era presente il sesso “forte”. Ebbene vi svelerò il segreto. Una leggenda racconta che le janas uscissero di notte e, sotto una luna benevola, stendessero i propri scialli bianchi e preziosi con l’intento di affascinare i viandanti. Lo sfortunato uomo che cadeva nel loro incanto, veniva trascinato, con l’aiuto di piccoli nani, all’interno di una profonda buca dove la jana maìsta succhiava loro il sangue e in seguito si chiudeva per tre giorni in una caverna, dove avrebbe partorito nuove piccole janas.

Come vi ho anticipato la “casa” faceva la fata o l’essere magico, pensate che quelle che si credeva abitassero i nuraghe fossero delle fate gigantesche.

Ma vi erano anche fate di dimensioni quasi normali che addirittura camminavano tra gli uomini, e succedeva che qualche volta l’uomo si innamorasse di una fata e poteva unirsi a lei solo dopo aver superato incredibili prove. Dopo l’unione, il marito della fata, avrebbe ricevuto l’immortalità o una estrema longevità pari a quella della fata sua sposa.

Un’altra tipologia di fata era invece attratta dagli uomini e prima di potersi unire in matrimonio con uno di loro, doveva chiedere il permesso alla jana maìsta che glielo concedeva in cambio della sua immortalità.

La Sardegna straripa di leggende e storie su questi esseri fantastici, ma tutti hanno in comune l’amore per la terra e la natura. Ma come sparirono queste creature? Anche qui i racconti non mancano, vi narrerò quello che preferisco: a un certo punto della vita sulla terra, l’uomo diventò sempre più avido, malizioso, malvagio e poco rispettoso della natura e fu così che le janas abbandonarono il mondo. L’ho già detto che erano più intelligenti degli uomini?

Annamaria