di Gianluca Medas

Recensione a cura di Annamaria Ferrarese

Dopo aver partecipato all’opera Le Villi, dove ebbi l’onore di conoscere il drammaturgo Gianluca Medas, ebbi il desiderio di vedere uno dei suoi spettacoli, perché leggere e sentire della sua forza e amore per l’arte non mi bastava.

Così il 3 Novembre sono andata a vedere con i miei occhi la sua genialità espressa nello spettacolo Paese d’Ombre, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Dessì, che si è tenuto al teatro Massimo a Cagliari.

Seduta al mio posto in prima fila, e molto curiosa di vedere la rappresentazione, resto in attesa. Finalmente alle 21, le luci si abbassano, i riflettori puntano sul palco e cinque ragazzi frizzanti e chiacchieroni fanno il loro ingresso, non capisco cosa abbia a che fare una “classe”, visto che sul palco vi sono ben disposti banchi e sedie, con il racconto di Dessi. Ma ecco che entra in scena l’insegnante, interpretata da Marta Proietti Orzella, e in un attimo capisco che i ragazzi sono aspiranti registi e sceneggiatori, e porteranno a Roma la loro sceneggiatura di Paese d’Ombre, ma resto ancora perplessa. Dove sono i costumi dell’epoca? Dov’è la scenografia delle case di una volta? Gli attori indossano vestiti moderni, e allora?

L’insegnante chiede ai ragazzi di esporre ognuno la propria sceneggiatura, ed ecco che inizia la magia. La prima ragazza fa la sua proposta e mentre racconta ecco che ognuno sul palco interpreta una parte e così, via, via tutti espongono il proprio progetto mentre davanti ai miei occhi scorrono luoghi e personaggi, vestiti e giorni di festa, sentimenti, nascite e morti, senza che la sceneggiatura e i costumi parlino per loro, perché nonostante siano tra i banchi io vedo i monti, sento il fruscio del vento tra le fronde dei lecci e degli ulivi, vedo la strada sterrata sulla quale un cavallo imbizzarrito, trascina via la carrozza, rovesciandosi nella polvere. Ho sentito il profumo della cucina e il calore di una madre per il proprio figlio, ho vissuto l’angoscia di un uomo quasi costretto al banditismo e il forte sentimento che la sua donna provava per lui, sfidando le malelingue. Ho vissuto lo strazio del protagonista, quando ha perso la moglie dopo aver partorito e il rifiuto per quella neonata, e poi in un battito di ciglia, il ritorno alla ragione e ho sentito il suo cuore aprirsi all’amore per la sua piccola. Mi accorgo che in sottofondo c’è una musica avvolgente, capace di accompagnare ogni scena, ogni sentimento, rabbia, frustrazione, angoscia, amore sono rafforzati dai suoni melodiosi dei suoi strumenti suonati con una carezza, con la punta delle dita, o con un lieve soffio.

Tutto finisce e gli attori ritornano sul palco a ricevere gli applausi fragorosi del pubblico, mentre Nicola Agus li accompagna ancora con la sua musica. Li guardo e mi accorgo di sorridere, mentre applaudo, ma è un sorriso stupefatto, ammiro Marta Proietti Orzella che ha interpretato il personaggio principale, Angelo Uras. La magia della sua interpretazione è stata capace di mostrarmi le movenze, l’espressione di paura, rispetto e amore di un bimbo; la caparbietà a l’animo fiero di un vecchio; la testardaggine e l’amore per la propria terra di un uomo giusto. Ho sorriso guardando i giovani attori che hanno accompagnato Marta sul palcoscenico, mentre interpretavano i vari personaggi del romanzo del Dessi, e nonostante la probabile emozione, hanno dimostrato tanta passione e professionalità. Il mio ultimo sorriso è andato all’uomo che è stato capace di raccontare e rappresentare, nella sua opera teatrale, la vita di Angelo Uras e le persone a lui care, trasformando in immagini, le parti più significative del romanzo Paese d’ombre, il drammaturgo Gianluca Medas che ringrazio per avermi mostrato la sua genialità e straordinario amore per l’arte e la nostra terra.

Annamaria Ferrarese

Paese d’Ombre regia di Gianluca Medas